Nel contesto internazionale, quando un sistema si trova nella fase della sua decadenza, quando la classe dirigente dello Stato o sistema dominante prende coscienza precisa del declino dell’intera struttura; quando si avvertono vari elementi come minacce alla direzione e all’egemonia dello Stato dominante; quando questo Stato dominante inizia una feroce lotta interna ed esterna per la sua sopravvivenza, allora si può parlare di una crisi strutturale.
In questo processo di decadenza, la lotta per la sopravvivenza rappresenta uno dei momenti più pericolosi per tutto ciò che sta attorno allo Stato egemonico che si sente minacciato nel suo controllo.
Si scatena una violenza strutturale distruttiva, distruttrice di tutto ciò che sia percepito, quand’anche inesistente, come minaccia o come rivale che mette in discussione la sua egemonia.
In tali condizioni, tutti i mezzi sono utilizzabili e utilizzati, senza alcun limite. E tale lotta conduce, generalmente, alle peggiori atrocità, alle peggiori barbarie, ai più gravi crimini.
Contraddittoriamente, in questa crisi, confluiscono due fattori essenziali. Primo, questa lotta per la sopravvivenza deve confrontarsi con l’apparizione di un altro Stato o altro blocco di Stati che entrano in competizione e cominciano a mettere in discussione il potere, in forma aperta o coperta. Secondo, la lotta per il potere si sviluppa in mezzo a un processo di transizione, che non necessariamente si risolve immediatamente, ma in un contesto di crescente perdita di legittimità e credibilità del sistema o Stato o gruppo di Stati dominanti.
Tutto ciò, formulato su un piano teorico, lo stiamo vivendo oggi a livello internazionale. Ieri con la Rivoluzione Bolivariana, la sconfitta di ALCA, la creazione di UNASUR, il riposizionamento di MERCOSUR, ALBA.
Oggi, BRICS, Cina, Russia, Brasile, Iran, rovescio e sconfitta delle spedizioni militari in Iraq, Afghanistan, rovescio in Siria, scontro diretto con Mosca con la crisi in Ucraina, satellizzazione e satrapizzazione degli Stati europei, aggressione contro la Libia.
Dai tempi di Bush, passando per Cinton che ordinò la distruzione e il criminale bombardamento della Jugoslavia nel più puro stile di Hitler, per arrivare fino a Obama, la politica nordamericana si è caratterizzata per la perpetrazione dei più atroci crimini mai vissuti dall’umanità.
Pochi dubbi esistono sul fatto che pur nel contesto di un declino pronunciato che avviene con una velocità sorprendente, gli Stati Uniti continuino ad essere una superpotenza militare capace di trascinare l’umanità nell’abisso e distruggerla. La pratica costante e il ricorso permanente alla violenza senza limite alcuno, la rottura intenzionale di ogni quadro normativo internazionale di contenimento, testimoniano della decisione di distruggere.
L’ultima e criminale spedizione e aggressione militare decisa dal governo degli Stati Uniti – contro la Siria, contro l’Iraq, e probabilmente contro l’Iran – con il pretesto della lotta contro il terrorismo, è un segnale eloquente della volontà di recuperare un controllo che sta sfuggendo. E’ una lotta mortale, tra barbarie, come direbbe Gilbert Achcar. E’ una lotta senza quartiere tra selvaggi, tra barbari.
Accanto a questa visione apocalittica, ma reale, appaiono segnali incoraggianti che aprono la strada a nuovi tempi. La crisi in Ucraina provocata dagli Stati Uniti e dagli Stati che si ritrovano nell’Unione Europea e la dolorosa sconfitta in Crimea, la sconfitta politico-militare in Siria, l’inefficacia delle armi impiegate per eliminare e liquidare l’Iran, il consolidamento di vari processi in America Latina, la realizzazione della riforma dell’architettura finanziaria internazionale del BRICS, la sconfitta dell’Alleanza del Pacifico, l’alleanza Russia-Cina, ci parlano di uno scenario geopolitico capace di rompere con la logica della dominazione e della violenza occidentale, guidata dagli Stati Uniti.
Sebbene i tempi nuovi non siano ancora nati, certo nell’oscurità della notte e nel difficile arrivo del giorno, fa capolino l’alba che comincia a spazzare via le tenebre. UNASUR, MERCOSUR, ALBA, Bolivia, Venezuela, Ecuador, Cuba, Nicaragua, El Salvador, Brasile, Argentina, Uruguay, la lotta dei popoli in America Latina, Medio Oriente ed Europa, parlano dell’alba che è già presente e di un mattino che si avvicina.
di Hugo Ruiz Díaz Balbuena* | da questiondigital.com
Traduzione di Marx21.it
*Avvocato paraguayano, PHD in Diritto Internazionale (Università di Lovanio). Già consigliere del governo paraguayano di Fernando Lugo e negoziatore dell’Accordo sulla soluzione delle controversie UNASUR
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